SESSO OMOSESSUALE: IMPROVVISAMENTE BISESSUALE 3

Ecco la terza parte del romanzo omosessuale “IMPROVVISAMENTE BISESSUALE”!

Uomo omosessuale con torace scoperto, alla ricerca della propria bisessualità
Muscular and sexy torso of young man having perfect abs, bicep and chest. Male hunk with athletic body. Fitness concept.

Un racconto di sesso omosessuale, ma anche di ricerca del proprio orientamento sessuale, della definizione della propria bisessualità o pansessualità!

Carlo è un omosessuale doc, ma ancora non lo sa. Il narcisismo della moglie lo mette spesso a rischio, e gli rende ancora più difficile dare una definizione della propria omosessualità, anche perchè i genitori non conoscono assolutamente la differenza rispetto alla pansessualità, e non accettano nulla di tutto ciò.

Roberto è un barista che ha già cercato a lungo la propria sessualità, scoprendo che le donne non gli interessano, e che è un omosessuale doc. Vedendo Carlo così bassino e carino, il pensiero di diventare due genitori omosessuali lo sfiora, e improvvisamente si immagina il futuro con Carlo, pieno di amore gay e sesso omosessuale. Ma Letizia, la moglie di Carlo ovviamente non é d’accordo!

Venti minuti dopo, stava barcollando sul vialetto.

Rise, pensando a quanto assurda era stata quella serata. Camminò piano verso la porta, cercando di non cadere, quando quest’ultima si spalancò, rivelando la figura di Letizia, che indossava il suo solito pigiamino rosa confetto.

A Carlo salì l’ansia. Era sicuro che lo attendesse una ramanzina da manuale, e per questo rimase stupito quando vide un sorriso sul volto della moglie.

<<Caro….>> esordì lei, andandogli incontro. Gli mise un braccio intorno al collo, e lo accompagnò dentro. Poi lo condusse in sala da pranzo, ed insieme si misero sul divano.

Carlo non disse nulla, attendendo di sentire prima Letizia.

Quest’ultima gli lanciò uno sguardo colpevole.

<<Mi dispiace. Mi sono comportata da stupida. Era ovvio che tu avessi bisogno di una serata di svago, una volta tanto>>

Lui si sentiva in una dimensione parallela, sia per l’alcool che aveva in corpo, che per la reazione inaspettata della moglie.

Sorrise, rinfrancato.

<<Non fa niente, cara…è tutto apposto ora…>>

Lei allargò il suo sorriso, e fece un’espressione ancor più distesa.

Si fece avanti, e lo baciò sulla bocca.

Lui rispose con passione, e si rese conto di essere molto più eccitato di quando era uscito di casa.

Quando lei cominciò a strusciarsi contro il suo corpo, non gli importò che in un modo o in un altro gliela stava comunque dando vinta.

A metà tra il conscio e l’inconscio, l’unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento, erano delle braccia muscolose, dei tatuaggi, e una mascella scolpita.

Si alzò in piedi e la spinse contro il muro, con il pene che gli si gonfiava sempre di più.

Venticinque minuti dopo, erano entrambi distesi sul letto, ansimanti e con le sinapsi invase dal piacere.

Carlo raccolse le energie, e si alzò per andare in bagno, ancora barcollante.

Letizia attese un paio di secondi dopo che la porta si fu chiusa, poi prese il cellulare, riposto accanto a lei sul comodino, e cominciò a comporre un messaggio su Whats App.

<<Missione compiuta>> inviò al numero di sua madre.

Era sicura di non ricevere una risposta fino alla mattina successiva, quando sentì il telefono vibrare.

<<Brava. Datti da fare, o lo perderai. Solo un bambino consoliderà il vostro rapporto, e non puoi rischiare di perdere tutto. Ricordatelo>>

Letizia poggiò il cellulare sul comodino, e sorrise.

Tutto stava andando secondo i piani. Quando aveva conosciuto Carlo, due anni prima, aveva visto in lui simpatia e intelligenza, ma soprattutto un occasione. Da quel momento in poi era stata tutto quello che era necessario essere: comprensiva, vogliosa di fare sesso, e gentile con lui. E dopo una fatica del genere, non avrebbe lasciato che niente e nessuno le impedisse di riscuotere il suo premio.

Un bambino era in arrivo, se lo sentiva. E non vedeva l’ora che quel momento arrivasse.

La mattina dopo, Carlo si alzò ancora intontito. Non erano ancora le sette, e la moglie dormiva ancora profondamente. Si buttò sotto la doccia, e con l’acqua calda che inebriava il suo corpo, cercò di mettere ordine nei suoi pensieri.

Ok, la sera prima aveva provato emozioni inedite. E possenti, e piene. Ma ciò non voleva dire nulla. D’altronde era ubriaco, e quindi le sue sensazioni non erano da prendere come oro colato.

Uscì dalla doccia, e si osservò allo specchio. Goccioline d’acqua bagnavano il suo corpo muscoloso, mentre il suo sguardo lo osservava dal vetro.

Quasi sussultò: era lo stesso di sempre; capelli scuri, occhi di un grigio riflessivo, e nasone; pettorali possenti, addominali foderati da un piccolo strato di grasso, e barba rada ed ordinata.

Ma si sentiva diverso, ed in qualche modo, si vedeva diverso.

Qualcosa era cambiato, ma non sapeva ancora cosa.

Mezz’ora dopo, scese dall’autobus.

Per prima cosa andò a controllare la macchina, lasciata lì la sera prima. Tirò un sospiro di sollievo nel vedere che nessuno l’aveva rubata.

Poi osservò da un lato della strada, e vide che il bar dove andava di solito aveva riaperto. Per un piccolo istante, provò una sensazione forte, troppo simile alla delusione per poterla ignorare.

Si voltò dall’altro lato, e vide il cafè dove era andato il giorno prima.

Non ci riflettè un attimo.

Attraversò, e varcò la soglia del locale.

Le lucette della sera precedente erano sparite, e l’ambiente era ritornato sobrio, ma sempre molto carino.

Al bancone c’erano due clienti, un uomo e una donna. Entrambi stavano sorseggiando il loro caffè, mentre il barista parlava con il primo. Carlo notò subito che stava sorridendo a trentadue denti.

Non appena lo vide, gli fece un cenno con la mano. Lui si sistemò al bancone, e attese che quello arrivasse.

Roberto continuò a parlare con l’altro cliente per una decina di secondi, poi si diresse da Carlo.

<<Buongiorno>> gli disse, con la solita giovialità.

<<Buongiorno>> rispose lui, sorridendogli.

Roberto gli lanciò un’occhiata sorniona.

<<Ti sei rimesso dopo ieri sera?>>

Carlo scoppiò a ridere.

<<Eh…a proposito di questo…credo di non essere stato al mio massimo…ti chiedo scusa se ho perso un pò il controllo>>

L’altro gli si avvicinò, e gli diede una manata sulla spalla.

<<Non devi scusarti…capita a tutti ogni tanto…specialmente in questo locale…e onestamente…saresti potuto essere molto più molesto, e non mi sarei posto problemi>>

Carlo rimase esterefatto. Cosa stava succedendo? Roberto stava flirtando, o era tutto nella sua mente?

<<Ah si? Non ti ha infastidito il nostro abbraccio?>> aggiunse poi abbassando la voce.

Roberto sorrise, e si protese in avanti, arrivando a meno di venti centimetri dal suo viso.

<<Decisamente no>>

Carlo distolse immediatamente lo sguardo, molto imbarazzato. L’altro se ne accorse, e cambiò subito discorso.

<<Allora, cosa ti servo?>>

<<Un cappuccino e un cornetto, grazie>>

<<Subito, carissimo!>> replicò l’altro, a voce alta.

Si voltò, e cominciò a trafficare.

Carlo ebbe qualche istante per processare le parole di Roberto. Ormai era chiaro che stava accadendo qualcosa tra loro, ma era così strano per lui che non riusciva nemmeno a capire se gli facesse piacere o no. Poi ripensò a come si stava comportando, e si diede dello stupido da solo: era ovvio che gli facesse piacere, o non sarebbe mai tornato in quel bar.

Qualche istante dopo, Roberto tornò da lui con in mano un cornetto, e il cappuccino. Carlo notò subito che con la schiuma c’era scritto il suo nome.

Sorrise all’altro, e quello gli fece un occhiolino.

<<Roberto?>> chiamò l’altro cliente.

Il barista si diresse subito da lui, lasciando Carlo da solo.

Quest’ultimo mangiò il cornetto lentamente, mentre guardava i due parlare amichevolmente. L’altro uomo era leggermente effeminato, con tratti piacevoli. Chiacchieravano di sport, ma era evidente che fosse interessato a Roberto.

Una volta che ebbe finito anche il cappuccino, si avvicinò alla cassa per pagare.

Il barista lo raggiunse subito.

<<Te ne vai già?>> gli chiese un pò deluso.

Carlo scosse le spalle.

<<Purtroppo devo lavorare>>

L’altro annuì, e fece il conto. Una volta ricevuto il denaro, rimase un paio di istanti in attesa, come se stesse cercando il coraggio per fare qualcosa.

<<Cosa fai stasera?>> gli chiese poi, con un’espressione un pò imbarazzata.

Carlo rimase di stucco.

<<Perchè?>> chiese semplicemente.

L’altro si spostò un pò a destra e a sinistra, sempre più imbarazzato.

<<Stasera il locale è chiuso, e io sono libero. Pensavo che magari potremmo uscire>>

Per Carlo fu come ricevere una botta dritta in faccia. Non aveva nessuna idea di cosa rispondere. Se avesse detto di sì, sarebbe stato come ammettere che gli piaceva? O poteva essere una specie di uscita fra amici, o almeno, poteva essere spacciata per tale?

<<Certo>> rispose però senza pensarci,e un istante dopo si rese conto che aveva fatto un errore. Si era dimenticato che quella sera aveva una cena con sua moglie e degli amici.

Roberto fece un sorrisone, e quando lo vide così contento, il cuore di Carlo saltò un battito.

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5 EBOOK GAY DA LEGGERE ASSOLUTAMENTE

5 EBOOK GAY DA LEGGERE ASSOLUTAMENTE

Oggi vi propongo 5 ebook gay da leggere, alcuni più sul romance, altri più sull’hot!
Tutti sono disponibili su Kindle, e quasi tutti su Kobo, Play Store e Ibooks! Gli autori sono AGNES MOON, LEONARDO PARSIFAL, MARY CALMES, SILVIA VIOLET, E LUISA D.

I titoli, invece( a parer mio uno più interessante dell’altro),sono Mississippi’s Heart,Il professore barbuto e il ragazzo inesperto, Un bel problema , Il Padre dello Sposo, Chef per caso!

Mississippi’s Heart di Agnes Moon

copertina mississippi's heart di Agnes        moon

Nathan Lombardi conosce bene il sapore dell’odio, lo conosce fin da quando – ancora bambino – la sua famiglia fu sterminata dal boss mafioso Giovanni Ragusano. Da allora non è trascorso un solo momento in cui non abbia pensato a come soddisfare la sua tremenda sete di vendetta.

Quando degli uomini armati irrompono nella sua abitazione, Angelo Ragusano non può immaginare che la sua vita – come l’ha sempre conosciuta – stia per cambiare per sempre. Il suo cognome e il sangue che gli scorre nelle vene lo rendono la preda perfetta per chi ha fatto della sofferenza di suo padre l’unico scopo della sua vita.
Ma Nathan non è l’unico nemico che Ange deve temere. Anche Pedro Medina, capo di uno dei più feroci cartelli colombiani, ha messo gli occhi sul figlio di Ragusano ed è deciso a utilizzarlo come merce di scambio.
Durante una rocambolesca fuga attraverso le paludi del Bayou, che li vedrà nemici e complici allo stesso tempo, Nathan e Ange saranno costretti a collaborare e a confrontarsi con le loro paure e i loro desideri più reconditi.

E chissà se dalle radici di un odio tanto profondo… possa fiorire la speranza di un amore sincero.

Il professore barbuto e il ragazzo inesperto di Leonardo Parsifal

Adam è un ragazzo di diciott’anni, timido e impacciato, che viene cacciato dalla sua scuola a causa di uno spinello trovato dal preside. Nel nuovo istituto conosce un professore alto, barbuto e rossiccio, che a quanto pare ha una predilezione per lui; il loro rapporto sarà da mentore-alunno, o avverrà qualcosa di più?
Ogni volta che il professore lo guarda, Adam si sente eccitato, protetto,e  in qualche modo soggiogato. Il professore in un primo momento si mantiene distante, anche se gli rivolge più occhiate del dovuto, e lo riempie di complimenti, ma poi succede qualcosa che cambierà le carte in tavola, facendo nascere un amore tormentato ma stupendo.
Leggi subito

Un bel problema di Mary Calmes

un bel problema di mary calmes

Un ex Navy SEAL sta per affrontare la sua missione più impegnativa. Come babysitter…
Risolutore. Guardia del corpo. Difensore. Da Brann Calder, come membro della Torus Intercession, un’agenzia di sicurezza che garantisce di fare giustizia, ci si aspetta che ricopra tutti questi ruoli e anche di più. Nell’esercito le catastrofi erano la sua specialità, ma cinque mesi dopo essersi congedato, Brann sta ancora cercando la sua strada. Un nuovo incarico potrebbe essere quello che gli ci vuole. Ci sono però due cose che di certo possono rendere nervoso anche un veterano esperto e addestrato: vivere in un piccolo paese e fare il babysitter per due bambine.
Emery Dodd sta affogando sotto il peso della responsabilità di padre single. Dopo aver perso la moglie e raccolto i pezzi, adesso è pronto a voltare pagina, nella speranza che il suo fidanzamento con la figlia del padre fondatore della città non solo arricchirà la sua comunità, ma garantirà anche una certa stabilità alle sue figlie.
L’unica cosa che ostacola Emery è che, a quanto pare, non riesce a togliere gli occhi e le mani di dosso dall’ex soldato che ha assunto per badare alle sue bambine fino al giorno del matrimonio.
Il futuro di Emery dipende dalle nozze imminenti, ma stare con Brann rende lui e la sua famiglia di nuovo completa. Peccato che per loro non ci sia nessuna possibilità di un futuro insieme.
Oppure c’è?

Il padre dello sposo di Silvia Violet

il padre dello sposo silvia violet

Avery ha una bella vita. Ama il suo lavoro come truccatore ed è entusiasta di essere Paggetto d’Onore al matrimonio della sua migliore amica. È più che capace di mantenersi, ma ciò non gli impedisce di desiderare un uomo più grande che si prenda cura di lui.
Graham Hillingdon ha finalmente sistemato la sua relazione con il figlio ed è elettrizzato all’idea di prendere parte al suo matrimonio, anche se vorrebbe avere una persona da portare con sé. Purtroppo, deve ancora trovare un uomo che apprezzi sia il suo bisogno di dominare che quello di accudire; forse, anche qualcuno che lo chiami Daddy.
Quando Avery e Graham si incontrano al matrimonio, l’attrazione esplode e finiscono per passare insieme una notte eccitante. Graham si assicura che Avery sappia esattamente chi comanda a letto, ma in seguito è squisitamente gentile. Questo è proprio ciò di cui Avery ha bisogno e Graham è certo di aver finalmente trovato un uomo che desidera ciò che lui ha da donare.
Nessuno dei due vuole separarsi dall’altro, il giorno successivo, ma tra la differenza di età e la riluttanza a rivelare la loro relazione al figlio di Graham, si chiedono se abbiano qualche possibilità di un futuro insieme. Per come sono perfetti l’uno per l’altro, non dovrebbe valere la pena rischiare?

Chef per caso di Luisa D.

copertina di chef per caso di luisa d.

Liam ha sempre avuto un obiettivo nella vita: diventare un grande chef. Peccato per un piccolissimo particolare, la sua ansia che gli fa collezionare insuccessi come fossero figurine; avere poi una gemella dalla battuta facile non lo aiuta di certo con il suo problema.
Un giorno, però, riceve una proposta, una proposta che potrebbe realizzare il suo sogno, ma è possibile che sia tutto così semplice? Offerte come quella non piovono dal cielo, specie a qualcuno come Liam. Fidarsi di quest’uomo misterioso non sarà così semplice.

Quale di questi ebook gay vi piace? Quali avete già letto? Faccelo sapere con un commento!

Leggi “L’inserviente mi ha messo sotto”

Leggi “Improvvisamente bisessuale”

GAY LOVE STORY: L’INSERVIENTE MI HA MESSO SOTTO

Vi presento il mio racconto gay “L’INSERVIENTE MI HA MESSO SOTTO” . E’ una gay love story piena di colpi di scena, e a metà tra l’eccitazione trasgressiva omosessuale e l’amore romantico tipico delle storie gay giovani!

Leggi subito questo libro di storie gay, e fammi sapere cosa ne pensi con un commento!

Martin era rimasto in ufficio fino a tardi, anche quella sera. Era la terza volta, quella settimana, che finiva le pratiche dopo la mezzanotte, e dire che quella situazione lo aveva stufato, era un eufemismo.

Era Dirigente lì alla TyoCorp da quattro anni, e la situazione non era mai andata così male. All’inizio aveva quattro stagisti a cui delegare il lavoro, ma poi aveva dovuto liberarsi di due di loro, per via di tagli al budget, il che ovviamente era ricaduto sulle sue spalle.

Uscì dall’ufficio, e si diresse verso il bagno.

Attraversò il corridoio, e aprì la porta. Era una toilette con varie porte interne, ed un sontuosissimo lavabo di marmo.

Appena fu entrato, un’uomo con una tuta arancione uscì dalla porta in fondo. Era chiaramente un addetto alle pulizie, ma colpì Martin in maniera particolare.

Era ispanico, ed incredibilmente muscoloso.

Guardò le due figure allo specchio. La sua era snella e molto piccola, visto che misurava appena centocinquantacinque centimetri, mentre quella dell’uomo delle pulizie era alta e imponente.

Mentre posava l’occhio sui molteplici tatuaggi sulle sue braccia, valutò che doveva essere sui due metri circa.

Martin si sentì immediatamente intimidito, come spesso gli succedeva quando incontrava qualcuno che fosse molto più alto di lui. Come al solito, cercò di non farlo notare.

In quel momento l’uomo lo vide, e fece un sorriso.

<<Buonasera, signore>> chiese quello <<Credevo non ci fosse più nessuno in ufficio, o non avrei cominciato i bagni>>

L’uomo doveva avere circa trent’anni, e quando Martin lo guardò meglio in faccia, vide che era piuttosto avvenente. Aveva tratti decisi, con labbra carnose e un naso pronunciato.

La sua espressione era molto più gentile di quanto si potesse aspettare dai tatuaggi e dalla mole dei suoi muscoli.

<<Non c’è problema>> disse lui, con un sorriso <<Vado un attimo, e poi ti lascio campo libero>>

<<Prego>> fece l’uomo, spostandosi di lato per farlo passare. Mentre era accanto a lui, Martin non potè fare a meno di guardargli le scarpe, e vedendo che erano grandi il doppio delle sue, si sentì un vero e proprio nano.

Aprì la seconda porta, e una volta entrato, si chiuse dentro.

Si sbottonò i pantaloni, ed estrasse il suo pene.

Martin osservò il suo membro mentre faceva pipì, e sorrise. Era enorme, a dispetto della sua altezza, il che gli dava un bel pò di autostima.

Avvertì dei rumori alla sua sinistra, che interruppero per un paio di secondi la sua pisciata.

Continuò, ma qualche secondo dopo, avvertì un altro suono, sempre a sinistra ma più in alto. Alzò la testa, e quasi cadde a terra quando vide la faccia dell’uomo delle pulizie che sporgeva dal separè, osservandolo attentamente.

<<Ma cosa fai?>> esclamò Martin, quasi cadendo a terra per la sorpresa, e facendo finire il getto di pipì sul pavimento.

L’uomo non rispose, ma continuò a fissarlo.

Poi, dopo alcuni interminabili secondi, e sempre senza smettere di guardarlo, sussurrò “Continua”.

Carlo non sapeva cosa fare, ma quando provò a finire di fare pipì, si accorse che gli riusciva difficile, perchè ormai il suo pene si stava riempiendo di sangue.

Si sforzò per far uscire le ultime gocce di urina, e poi rivolse un secondo sguardo all’omone.

Vide che si stava leccando le labbra, e non smetteva assolutamente di guardarlo.

<<Masturbati>> ordinò l’uomo, e dopo avergli rivolto un’occhiata, Martin non potè che obbedire.

Si sentiva completamente soggiogato, ed il fatto che l’uomo fosse salito sul gabinetto per poterlo spiare rendeva la sua figura ancora piu alta e imponente.

Martin cominciò ad accarezzare il suo pene, toccando col pollice la zona del frenulo, mentre teneva ben salda la base con l’altra mano.

Si sentiva le gambe molli, e tremava. Non gli era mai successa una cosa del genere, e non riusciva a non pensare alle conseguenze. Si immaginò l’entrata di qualche collega, in quel momento, e gli si accapponò la pelle.

Ma sentiva la presenza enorme dell’uomo, anche se non fisicamente, ed era come se non stesse decidendo lui, ma soltanto obbedendo a degli ordini.

Martin gli lanciò un’altra occhiata, e vide che si stava mordendo le labbra, e da come si muoveva, intuì che probabilmente si stava toccando il pacco.

Era terrorizzato, perchè non sapeva cosa avrebbe potuto fare l’uomo una volta che fosse uscito dal bagno. Se avesse voluto stuprarlo, di certo Martin non sarebbe riuscito ad opporsi.

In quel momento sentì movimento, e quando guardò nel punto dove stava l’uomo fino a un attimo prima, non vide più nulla.

Appena un paio di secondi dopo, sentì bussare alla porta della toilette.

Il suo cuore andò in folle, e poi riprese a battere, a bomba.

Martin non sapeva cosa fare, ma prima che potesse pensarci ancora, l’enorme mano dell’uomo battè di nuovo sulla porta.

Si voltò, e si rassegnò ad aprire la porta.

Si rese però conto, che una parte della sua mente era eccitata come un cane che rivede il suo padrone dopo mesi di lontananza.

Spalancò la porta piano, e si ritrovò di fronte all’uomo. Avendolo così vicino, la differenza di altezza era ancora più evidente, e Martin si sentì una nullità, perchè non arrivava nemmeno al suo petto.

L’uomo sorrise, e senza dire niente, spinse Martin un pò avanti, e richiuse la porta alle sue spalle.

<<Sai, ti avevo notato>> gli disse, con un tono molto meno gentile di quello di prima.

Martin non potè farci nulla, perchè accadde in un attimo. Un secondo prima era semplicemente molto teso, quello dopo i suoi pantaloni erano bagnati di urina.

Se avesse voluto esprimere a parole la vergogna che stava provando, avrebbe fatto scena muta. La vergogna era tremenda, e anche se non lo sapeva, era destinata solo ad aumentare.

L’uomo scoppiò a ridere.

<<Ma dai, non è possibile>> esclamò lui, allargando le braccia <<Sei incontinente, piccolo?>>

Martin divenne rosso, e in quel momento cominciò a sentire l’odore dell’uomo in maniera distinta. Era forte, ferale, ed in qualche modo feroce.

Ebbe un moto improvviso di orgoglio, e si fece forza, cercando di apparire sicuro.

<<Come cavolo ti permetti?>> esclamò lui, andandogli vicino, e cercando di intimidirlo.

L’espressione dell’uomo cambiò improvvisamente, facendosi cupa. Di colpo afferrò Martin dalle spalle, e lo attirò a sè. Lui non potè fare nulla, nemmeno quando l’inserviente cominciò a stringerlo fortissimo.

<<Aaaaah, lasciami>> esclamò lui, ma l’uomo lo ignorò completamente. Gli mise una mano sulla bocca, e lo spinse contro il muro. Poggiò il suo corpo su di lui, spingendolo forte verso la parete, e usò la seconda mano per afferrargli il cazzo.

Quando lo trovò riempito e pulsante, l’inserviente rise.

<<lo sapevo che ti piaceva, fighetta>>

Martin non osò rivolgergli lo sguardo, e preferì rimanere passivo, anche perchè aveva capito di non avere alcun potere in quella situazione.

L’uomo si abbassò i pantaloni, ed estrasse un pene eretto che doveva misurare appena una quindicina di centimetri, ma con uno spessore decisamente generoso.

Era circonciso, e la cappella era grande, maestosa, e poderosa come un Megatron.

<<Prendilo, da bravo>> gli sussurrò l’uomo, accarezzandogli la faccia, e poi afferrandogliela bruscamente. Avvicinò il suo viso al pene, per permettergli di sentirne l’odore per qualche secondo.

Martin spalancò la bocca, senza sapere cosa stava per succedere. Il suo pene sembrava impazzito, forse l’adrenalina lo aveva fatto rizzare.

O forse era davvero una fighetta.

Ma all’uomo non interessava nulla. Pensava solo a farcire per bene la bocca del piccolo Martin.

Il suo pene era come un trapano, molto determinato e vibrante.

Già prima che sborrasse Martin sentì sulla sua lingua un bagnato diffuso, ma quando il momento arrivò, fu come un palloncino pieno che esplode al contatto di un ago.

Il bagnato arrivò direttamente nella sua gola, sul palato, sulla lingua, sotto di essa, e in parte sgorgò fuori, ricadendo sulla sua barbetta.

Si sentì affogare, ma per fortuna l’uomo estrasse il pene, facendo sbrodolare fuori una notevole quantità di sperma.

Gli diede uno schiaffetto sulla guancia.

<<Bravo piccolo. Ci si vede in giro, guardati in giro se sei da solo, potrei passare a salutarti>>

Gli sorrise, e mentre Martin metabolizzava il tutto, uscì dal bagno, lasciandolo solo e pieno di sperma.

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“Una gay love story che mi ha sorpreso, in genere nelle storie gay libri i personaggi sono solo abbozzati, e rendono ridicola l’intera storia. In questo romanzo, invece, ho riscontrato tanti fattori interessanti, mi ha ricordato le storie gay degli annunci ma con molto più amore e passione!”

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Martin è un uomo di quarant’anni, bassino, dedito al lavoro e con zero vita sessuale. Una sera, quando l’ufficio si svuota, incontra un inserviente altissimo e nerboruto, che lo rende nervoso. Tra loro ci sono almeno quaranta centimetri di differenza, e Martin si sente vulnerabile, e in soggezione.
Poi tutto prende una svolta inaspettata quando va in bagno, e l’enorme inserviente lo segue…

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IMPROVVISAMENTE BISESSUALE PARTE 2

ROMANZO MM GAY ROMANCE SAP

Ecco la seconda parte del racconto gay romance IMPROVVISAMENTE BISESSUALE

Carlo rimase immobile per qualche istante, poi abbassò gli occhi, e continuò a sorseggiare il suo cocktail.

In quel momento entrarono nel locale due coppie.

<<Finalmente>> sussurrò il barista, sorridendo <<Ti lascio col tuo cocktail, vado ad accoglierli>>

<<Certo>> replicò Carlo, evitando ancora di guardarlo direttamente.

Fece due grandi sorsi dal bicchierone, mentre la sua mente processava quello che era appena successo. L’alcool cominciava ad ottenebrare i suoi pensieri, ma ciò non gli impedì di realizzare che, qualunque cosa fosse stata, gli aveva fatto piacere.

Rimase qualche minuto da solo, e una volta finito il cocktail, si voltò, cercando con lo sguardo il barista, per ordinare qualcos’altro.

Vide che quello stava parlando con la coppia appena arrivata, prendendo le loro ordinazioni, ma non appena lo vide, gli sorrise.

Nemmeno un minuto dopo, era di nuovo da lui.

Carlo vide che era evidentemente contento. Doveva significare molto per lui vedere nuovi clienti nel suo locale.

<<Allora>> esordì guardandolo <<Questo primo cocktail è stato fenomenale. Ora sono incerto se prenderne un altro uguale, o provare qualcosa di diverso>>

Il barista si appoggiò con le mani sul bancone, e si fermò a riflettere su cosa consigliare al cliente. Carlo non potè fare a meno di notare le sue braccia, spesse e muscolosissime. Erano molto ben definite, e i tatuaggi su di esse sembravano quasi prendere vita per quanto erano spinti in fuori.

<<A questo punto ti faccio provare un’altra delle mie creazioni>> esclamò evidentemente orgoglioso <<Si chiama “Spaccaputtanelle” !>>

Carlo scoppiò a ridere.

<<Non dirmi che hai messo un nome del genere sul menù ufficiale!>> chiese stupito.

<<Nooooo!>> rispose l’altro, gioviale <<E’ un nome informale….di certo non dico alle puttanelle che vengono qui che è dedicato a loro! Sai, vorrei conservare qualche cliente!>>

Carlo rise ancora di più.

<<E va bene, vada per questo “Spaccaputtanelle” allora>>

L’altro lo guardò fisso negli occhi, e poi gli fece un’occhiolino.

<<Non te ne pentirai!>>

Senza aggiungere altro, si voltò e cominciò a preparare il cocktail.

Carlo non potè fare a meno di notare la sua straordinaria corporatura. Era magro, ma molto tonico. La maglietta gli andava leggermente stretta, e faceva emergere un pezzo di pelle appena sopra i pantaloni. Questi ultimi erano larghi, e facevano vedere una striscia di mutande rosso scuro.

Dopo nemmeno un minuto, il barista si voltò stringendo fra le mani un cocktail di un colore indefinibile, a metà tra il grigio e l’amaranto.

<<Ecco qui, mio caro amico>>

Carlo lo afferrò, e mentre l’altro aspettava di vedere se gli piacesse, bevve il primo sorso. Fu assalito da una decina di sensazioni contrastanti, che dopo qualche istante si riunirono in un impatto davvero molto gustoso.

<<Allora?>> gli chiese il barista, interessato al suo giudizio.

Carlo scosse le spalle.

<<E’ buonissimo>> esclamò poi con un sorriso <<Ma penso che tu lo sapessi già, sei davvero bravo!>>

L’altro sorrise, inorgoglito.

<< Ma grazie, sir!>> rispose facendo un piccolo inchino.

Carlo rise, e si stupì di sè stesso. Non si sentiva così disteso da settimane. Certo, probabilmente era merito soprattutto delle quantità ingenti di alcool che stava ingurgitando, ma cominciò a sospettare che ci fosse qualche altro motivo.

<<Comunque io sono Carlo>> esclamò all’improvviso, porgendogli la mano.

L’altro fece lo stesso, e gliela strinse con forza. Nell’istante del contatto, avvertì qualcosa. Quella stretta era potente, e calorosa, e piena di trasporto. E lui sentì che si stava lasciando andare sempre di più.

Era una sensazione piacevole, ma anche troppo trascinante per i suoi gusti.

<<Io sono Roberto>> replicò l’altro <<E’ davvero un piacere conoscerti>>

Ci furono alcuni istanti in cui i due continuarono a tenere le mani avvinghiate, poi Carlo si staccò, con più veemenza di quanto avrebbe voluto.

Fece un altro enorme sorso dal suo cocktail.

Qualcuno dietro di lui chiamò Roberto, e lui si affrettò ad andare.

Carlo rimase di nuovo da solo, e continuò a bere. In quel momento ripensò a quando sarebbe dovuto tornare a casa, e si rese conto che non gli andava affatto.

Circa due ore dopo, Carlo era completamente ubriaco. Nel frattempo il locale si era riempito, e Roberto ne sembrava molto contento. Si muoveva avanti e indietro, soddisfando le richieste dei vari clienti, sempre col sorriso sulla faccia. Durante la serata era passato un altro paio di volte ad accertarsi che si stesse trovando bene, cosa che Carlo aveva molto apprezzato.

Ad un certo punto quest’ultimo si era reso conto di essere completamente ubriaco. Sentiva la testa che gli girava, e non aveva il totale controllo delle sue azioni. Fece per alzarsi, ma si rese immediatamente conto che in quelle condizioni non poteva andare da nessuna parte, sicuramente non con la sua auto.

Estrasse il telefono dalla tasca, e vide quattordici chiamate perse, tutte da parte di sua moglie. Sbuffò. Non voleva affrontarla in quel momento, ma sapeva di doverla chiamare per rientrare.

<<Ehi!>> sentì dire alle sue spalle, mentre due mani salde lo afferravano, una da un braccio, e l’altra da un fianco.

Si voltò, e vide Roberto dietro di lui. Così vicini, si notava la differenza d’altezza tra i due, di quasi dieci centimetri.

<<Ehi>> replicò Carlo, ridacchiando, cercando di staccarsi dalla fortissima stretta dell’altro.

<<Stai decisamente barcollando>> replicò Roberto, ridendo a sua volta <<Credi ci sia la possibilità che tu sia ubriaco?>>

Carlo fece un’espressione seria per qualche istante, poi scoppiò a ridere.

<<Mi sa di si!>> biascicò, continuando a ridere come se fosse la cosa più divertente del mondo.

<<Non puoi guidare in queste condizioni>> sentenziò quello, lanciandogli un’occhiata molto seria <<Ti chiamo un taxi>>

Carlo protestò vivacemente, sempre barcollando.

<< Ma non posso lasciare la macchina qui!>>

<< Ma si che puoi>> replicò l’altro <<Questa zona è piena di telecamere, non te la ruba nessuno….Domani mattina vieni con l’autobus, e la riprendi>>

Carlo riflettè per secondi interminabili, poi riuscì ad accettare che sembrava una buona idea

<<E va bene>> disse semplicemente.

Roberto gli passò una mano intorno al collo, e lo accompagnò all’uscita.

L’altro si lasciò trascinare, appoggiandosi con fiducia al barista, nonostante lo avesse appena conosciuto.

Una volta fuori, Roberto estrasse il cellulare, e compose il numero dei taxi. Carlo rimase accanto a lui, sentendosi fuori di sè come non gli accadeva da un sacco di tempo. Tutto il suo corpo fremeva, e in quel momento non voleva assolutamente staccarsi dall’abbraccio.

<<In cinque minuti il taxi sarà qui>> gli comunicò con un sorriso.

Carlo cambiò espressione in un istante.

<<Così poco?>> gli chiese, deluso.

L’altro scoppiò a ridere.

<< Volevi restare tra le mie braccia un altro pò?>> gli chiese scherzando.

<<Si>> replicò Carlo, immediatamente e senza rifletterci.

L’altro rimase stupito, e subito lui si rese conto di quello che aveva detto.

<<Abbracciami per bene, allora>> replicò Roberto, con grande stupore di Carlo, piazzandoglisi di fronte, con le braccia aperte.

Quest’ultimo ebbe un pò di incertezza, ma poi mandò al diavolo tutti i pensieri, e si fece avanti, piazzando le braccia intorno al bacino dell’altro.

Roberto sorrise, e lo strinse forte.

Rimasero così, fermi l’uno tra le braccia dell’altro, per almeno un paio di minuti.

Poi Carlo avvertì un fremito, e si rese conto con stupore che il suo pene si stava gonfiando. Si staccò d’impulso, lasciando l’altro a fissarlo perplesso.

In quel momento vide il taxi in lontananza.

Si voltò verso Roberto, e gli sorrise.

<<Grazie per la serata>> disse semplicemente.

L’altro sorrise a sua volta.

<<Grazie a te, bello. Allora ci vediamo>>

Carlo non smise di sorridere.

<<Questo è poco ma sicuro>> disse ancora una volta senza pensarci. Si accorse che si stava comportando in modo assurdo, ma decise di non preoccuparsene. Evidentemente c’era un motivo, anche se non voleva minimamente avventurarsi a scoprire quale.

Salì sul taxi, e fece ritorno a casa.

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” Mi è piaciuto questo mm gay romance, è un libro con personaggi strani ma intriganti. Lo ricollego alle tematiche sap mm italiano. Adoro il personaggio di Roberto, raramente nella narrativa gay ho ritrovato caratteri così ben sviluppati”

” Senza dubbio è un romanzo interessante, ma non sopporto assolutamente la moglie di Carlo, è davvero insopportabile, mai vista un’arpia del genere nei tanti romanzi mm che ho letto nel tempo. Comunque è molto romantico come romanzo, la tematica full gays è quella più ricorrente secondo me”

“Non avevo mai letto un romanzo con così tanta gay stuff, ma sono piacevolmente sorpreso. Da etero mi sono appassionato al mm gay romance tra Roberto e Carlo, e onestamente tifavo per loro assolutamente! BRAVO L’AUTORE”

Sondaggio sessualità gay

Buonasera a tutti, oggi voglio proporvi un sondaggio per capire meglio alcune cose sulla sessualità, in particolare quella gay!

In questo sondaggio non prendiamo in considerazione i gay che si dichiarano soft( cioè le persone che evitano la penetrazione)

Ci interessa anche conoscere cosa ne pensi sulle pratiche di dominazione

La dominazione è una pratica sessuale sia etero che gay, che sta guadagnando sempre maggiori consensi! Commenta dicendoci cosa ne pensi!

Leggi il racconto “Improvvisamente bisessuale”

RACCONTI GAY BOY IMPROVVISAMENTE BISESSUALE

Se cerchi dei racconti gay boy hot ma anche romantico, IMPROVVISAMENTE BISESSUALE è il racconto gay boy giusto per te!

improvvisamente bisessuale racconti gay boy

Carlo è un uomo sulla trentina, sposato e che sta cercando di avere un figlio con la moglie. La sua vita cambierà nel momento in cui conosce Roberto, affascinante barista che lo tenterà sempre di più, dando origine ad una travolgente passione erotica omosessuale.
Carlo non aveva mai avuto a che fare con un uomo così alto e bello, e che prova un interesse per lui che sembra andare oltre la semplice amicizia. Carlo proverà a lottare contro queste nuove sensazioni, che avverte implacabilmente ogni volta che si trova vicino all’imponente barista, e ai suoi numerosi tatuaggi.
Tutto precipita quando la moglie verrà a scoprire di questa BROMANCE SEGRETA, facendo precipitare tutto nel caos e spingendo Carlo ad azioni estreme per poter proseguire la sua vita ed esplorare la sua sessualità repressa.
Leggi subito la prima parte!

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-Collezione RACCONTI GAY boy CON IMMAGINI HOT

Carlo era decisamente assonnato, quella mattina. La sera prima era andato a dormire davvero tardi, dopo ben tre tentativi di procreazione con sua moglie. Erano ormai settimane che ci provavano, e la situazione era diventata quasi ridicola.

Letizia ormai coglieva ogni occasione disponibile per fare sesso con lui, il che era piacevole, ma anche molto stancante.

Si diresse verso il solito bar per fare colazione, prima di andare a lavoro. Arrivò li davanti, e si accorse che era chiuso.

Fu una sorpresa: ormai frequentava quel locale da anni, e lo aveva sempre trovato aperto.

Sbuffò, e si guardò intorno. In quel momento notò un piccolo bar dall’altra parte della strada. Attraversò, ed entrò dentro, sperando di riuscire a bere un caffè decente.

Si ritrovò in un ambiente piccolo, ma molto carino. Era pieno di divanetti in pelle, con dei strani tavolini romboidali, ed un bancone rosso, dietro al quale si vedeva una quantità davvero enorme di alcolici. La radio suonava una canzone di Alessandra Amoroso, che in qualche strano modo, si abbinava perfettamente all’atmosfera del posto.

Dietro il bancone c’era un uomo sulla trentina, piuttosto alto. La cosa che lo colpì subito, era che aveva vari tatuaggi sulle braccia, e un’aria da duro. Quello lo notò, e gli rivolse un sorriso.

<<Buongiorno>> esclamò con un tono gioviale, che male si abbinava al suo aspetto, mentre Carlo si avvicinava al bancone.

<<Buongiorno>> rispose lui <<Posso avere un caffè ed un cornetto alla nutella?>>

<<Immediatamente>> replicò quello, sorridendogli di nuovo. Gli porse subito un cornetto, e si mise a preparargli il caffè.

Carlo lo osservò meglio: portava dei radi capelli biondi, e aveva gli occhi di un verde brillante. Al centro del suo viso spiccava un naso decisamente imponente, leggermente a patata, con al di sotto delle labbra carnose; il suo mento aveva una piccola fossetta al centro, che unita alla sua mascella prominente, dava al suo volto un aspetto scolpito.

Se avesse dovuto descrivere il suo fisico con una parola, probabilmente sarebbe stata “spesso”. Aveva un torace muscoloso, e dei bicipiti così pompati che gli facevano venire voglia di andare in palestra solo a guardarli.

<<Ecco qui>> esclamò quello, porgendogli il caffè.

<<Grazie>> replicò Carlo, prendendolo. Cominciò a sorseggiarlo, e si rese subito conto che aveva un buon sapore.

<<Non male>> gli disse <<E’ difficile trovare un buon caffè, ma questo lo è!>>

Il barista gli sorrise ancora <<Grazie. Non l’avevo mai vista qui, è nuovo del posto?>>

Carlo rise.

<<Direi proprio di no, lavoro in un’azienda due isolati più avanti da quasi quattro anni>>

L’altro alzò le spalle.

<<Allora è stata una sfiga vederla solo oggi nel mio bar>>

Carlo sorrise. Quel tipo sembrava affabile e simpatico, a dispetto della sua aria da cattivo ragazzo.

<< Piuttosto, come mai è vuoto? E’ molto carino, mi aspetterei molta più gente!>>

L’altro cambiò espressione.

<<Purtroppo l’ingresso è troppo piccolo, viene notato poco. E poi gli altri bar mi fanno una concorrenza da paura. Ma ho intenzione di mettere un’insegna che attragga più clienti a breve>>

Carlo annuì.

<<Comunque il caffè era buono, e anche il cornetto. Quanto le devo?>>

<<Uno e ottanta, grazie>> rispose l’altro, mentre andava alla cassa e gli faceva lo scontrino.

Carlo gli porse i soldi.

<<Allora ci vediamo>> gli disse il barista, sfoderando di nuovo un sorriso a trentadue denti.

<<Buona giornata>> rispose Carlo, mentre usciva.

Quel giorno, senza sapere bene il perchè, ebbe un umore migliore del solito.

Ritornò a casa verso le otto, totalmente sfinito. Scese dall’auto e osservò la sua villa principesca, estesa su tre piani, e circondata da un giardino enorme, con svariati tipi di fiori e alberi di ciliegio, fichi, e ulivi.

Guardò la porta, e sospirò. Una volta entrato, sapeva che la moglie avrebbe nuovamente cercato di fare sesso con lui, ma dopo oltre venti volte nella scorsa settimana, era giunto al limite. Voleva riposarsi e basta, a quel punto.

Aprì la porta, e si ritrovò nell’ampio ingresso. Poggiò la ventiquattr’ore sul divano, e si diresse verso la cucina.

Una volta nella stanza, vide sua moglie Letizia che armeggiava con pentole e padelle, voltata di spalle. Quest’ultima lo sentì, e si voltò.

Era sorridente come al solito, e anche col grembiule da cucina, era molto carina. Aveva capelli biondi liscissimi, che le ricadevano sulle spalle, ordinati e lucenti. Il suo volto era regolare, con zigomi alti, occhi nocciola e una bocca sottile ma molto invitante.

<<Ciao caro>> esclamò Letizia, posando le pentole sul fuoco, e avvicinandosi a lui <<Stavo finendo di preparare la cena…Ti ho fatto polpette e gatou di patate>>

Carlo sorrise. Era bello tornare a casa e trovare pronto, e sperò che per quella sera una cenetta romantica senza dessert erotico sarebbe stata sufficiente.

Le sue speranze furono disilluse quando Letizia gli si avvicinò di più, piegò la testa di lato, e si fece avanti per baciarlo.

Lui cercò di impostarlo come un tranquillo bacio a stampo, ma lei gli mise le braccia intorno al bacino, e cominciò ad usare la lingua. Lui rispose suo malgrado, sperando che la cosa si fermasse lì.

Il contatto durò una decina di secondi, poi Letizia si staccò, e pian piano fece scivolare una delle sue mani sul cavallo del marito.

<<Cosa ne dici, ci spostiamo in camera da letto?>>

Carlo non sapeva cosa risponderle. Le sembrava assurdo dire di no a sua moglie, che voleva solo fare sesso per concepire il bambino, ma al tempo stesso non aveva proprio voglia in quel momento.

<<Stasera no!>> esclamò, in modo più duro di quanto avrebbe voluto.

Lei rimase a bocca aperta, e mise su un espressione piuttosto contrariata.

<<Come no?>> gli chiese, aggrottando le sopracciglia e chiudendo le labbra.

Carlo non voleva essere aggressivo, ma sentendo la sua voce che pretendeva di fare sesso ancora, con quell’atteggiamento, fece emergere una rabbia che non sapeva di avere.

<<Semplicemente no>> replicò a denti stretti, scandendo le parole lentamente <<Non ne ho voglia stasera>>

Letizia rimase con un’espressione attonita per qualche secondo, poi alzò gli occhi al cielo.

<<Potevi dirlo che non volevi davvero avere un bambino>> esclamò rabbiosa << Non ti impegni davvero, sono l’unica che ci sta davvero provando, senza contare che soddisfare tua moglie dovrebbe essere un piacere, non un dovere>>

Carlo era incredulo << L’abbiamo fatto in continuazione nell’ultimo mese! E’ assurdo che tu mi dica questo quando non abbiamo fatto altro che scopare!>>

Lei si arrabbiò ancora di più.

<<Lo dici come se fosse una cosa negativa! Conosco molti uomini che sarebbero felici di fare sesso con me ogni sera!>>

Carlo a quel punto era fuori di sè dalla rabbia.

<<Allora vai con uno di quelli, e lasciami in pace>> replicò lui, allontanandosi da lei << Oppure soddisfati da sola>>

Lasciò la stanza, dirigendosi verso il portone d’uscita.

<<Dove stai andando?>> esclamò lei, con la voce più rabbiosa che mai.

Lui non rispose, e varcò la porta senza guardarsi indietro.

Stava vagando in auto da più di venti minuti ormai. Era ancora arrabbiato, e non poteva fare a meno di chiedersi come mai sua moglie avesse reagito così. Non gli sembrava una richiesta assurda la sua, dopotutto una serata di risposo era il minimo.

Non sapeva dove andare. Pensò di chiamare un paio di amici per bere insieme, ma non si sentiva molto di compagnia, quindi decise di restare da solo.

Quasi meccanicamente, finì per guidare verso la zona dove lavorava. Si ritrovò nella strada dove si trovava il bar in cui era stato quella mattina. Senza pensarci troppo, parcheggiò, e scese dall’auto.

Varcò la porta del locale, con in mente solo il desiderio di bere tanto alcool da scordarsi delle pretese della moglie.

Una volta dentro, ritrovò l’ambiente informale che aveva già visto, ma questa volta molto più figo. Il bar era pieno di lucette bianche e rosse, disposte sui muri e sul soffitto, e su ogni tavolino c’era una candela colorata, abbinata a tovaglie molto belle.

Nel locale c’era solo una coppia, mentre tutti gli altri posti erano vuoti. Lui si diresse direttamente al bancone, dove c’era il proprietario, intento a leggere qualcosa sul suo tablet.

<<Ciao>> esclamò Carlo, sedendosi su uno degli sgabelli in pelle.

L’altro alzò gli occhi, e non appena lo vide gli sorrise, e posò subito il tablet.

<<Buonasera>> rispose in tono gioviale <<Due volte in un giorno! C’è una congiuntura astrale particolare, forse?>>

Carlo rise.

<<Se chiami litigare con la propria moglie una congiuntura astrale, allora hai certamente ragione>>

L’altro contrasse la mascella, e assunse un’espressione interessata.

<<Mi dispiace>> disse semplicemente <<Qualcosa di serio?>>

Carlo alzò le spalle, e non rispose.

Il barista attese qualche istante, ma quando si rese conto che l’altro non avrebbe risposto, cambiò argomento.

<<Allora, cosa ti posso dare?>>

Carlo riflettè qualche istante.

<<Un bel cocktail a tua scelta, basta che sia forte!>>

L’altro sorrise.

<<Agli ordini>>

Si allontanò un paio di minuti, e ritornò con un bicchierone, pieno di un liquido di colore azzurro.

Lo porse a Carlo, con un sorrisone sulla faccia.

<<Che cos’è?>> chiese lui, incuriosito.

<<E’ una mia invenzione. Provalo, e poi mi dirai>>

Lui avvicinò il bicchiere alla bocca, e cominciò a sorseggiare.

All’inizio fu investito dalla quantità indecente di alcool che il cocktail conteneva, ma subito dopo cominciò a sentire un sapore dolce, ma potente.

<<E’ buonissimo>> esclamò subito dopo, ed era vero. Faceva venire voglia di berne sempre di più.

<<Grazie, grazie>> rispose l’altro, facendo un lieve inchino.

Carlo rise.

<<Sei proprio bravo, mi sorprende davvero che non ci sia più gente nel locale, è davvero carino>>

L’altro assunse un’espressione sconfortata.

<<Lasciami perdere, non so più cosa fare a riguardo. Stasera avevo organizzato una serata per coppiette, con non poco impegno tra l’altro, e puoi vedere da te il risultato>>

<<Mi dispiace>> esclamò sinceramente Carlo <<L’idea è buona, non capisco nemmeno io come mai il locale sia vuoto>>

L’altro alzò le spalle.

<<Comunque non parliamo dei miei problemi, chi viene qui viene per dimenticare i suoi, non per farsi intristire dal barista!>>

Carlo rise.

<< Credo che con un altro paio di questi cocktail, i miei saranno solo un ricordo, in effetti. Fino a domattina, almeno!>>

Il barista aggrottò le sopracciglia.

<<Sai, stamattina avrei giurato che tu non avessi il minimo problema. Sei entrato qui dentro con il tuo completo, la tua ventiquattr’ore, e con una sicurezza in te devastante!>>

Carlo rise.

<<Bè, è il modo in cui mi piace presentarmi>> esclamò sorridendo <<Ma non è detto che corrisponda alla realtà>>

L’altro lo osservò per qualche istante, rimanendo in attesa di sentire di più. Carlo lo guardò dritto nei suoi occhi smeraldo, e istintivamente gli venne voglia di aprirsi.

<<Niente, il fatto è questo: io e mia moglie stiamo cercando di avere un bambino, e pretende sempre che io faccia sesso con lei. In continuazione. Stasera le ho detto di no, e lei mi ha piantato una grana che non finiva più. Così ho preso, e me ne sono andato>>

L’altro fece un sorriso incredulo.

<<Cavolo, mi hai investito con un bel pò di materiale, bello! Non mi aspettavo tanta sincerità tutta in una volta>>

Carlo fece un’espressione dispiaciuta.

<<Scusa, forse ho esagerato>>

L’altro lo bloccò subito con un movimento della mano.

<<Non devi scusarti. Hai una bella voce, è un piacere ascoltarti>>

In quel momento scattò qualcosa. Fu come un click. Uno scambio di sguardi, una collisione di intensità, un rimbombo di intenzioni.

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IMPROVVISAMENTE BISESSUALE- ROMANZO GAY

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Letizia ormai coglieva ogni occasione disponibile per fare sesso con lui, il che era piacevole, ma anche molto stancante.

Si diresse verso il solito bar per fare colazione, prima di andare a lavoro. Arrivò li davanti, e si accorse che era chiuso.

Fu una sorpresa: ormai frequentava quel locale da anni, e lo aveva sempre trovato aperto.

Sbuffò, e si guardò intorno. In quel momento notò un piccolo bar dall’altra parte della strada. Attraversò, ed entrò dentro, sperando di riuscire a bere un caffè decente.

Si ritrovò in un ambiente piccolo, ma molto carino. Era pieno di divanetti in pelle, con dei strani tavolini romboidali, ed un bancone rosso, dietro al quale si vedeva una quantità davvero enorme di alcolici. La radio suonava una canzone di Alessandra Amoroso, che in qualche strano modo, si abbinava perfettamente all’atmosfera del posto.

Dietro il bancone c’era un uomo sulla trentina, piuttosto alto. La cosa che lo colpì subito, era che aveva vari tatuaggi sulle braccia, e un’aria da duro. Quello lo notò, e gli rivolse un sorriso.

<<Buongiorno>> esclamò con un tono gioviale, che male si abbinava al suo aspetto, mentre Carlo si avvicinava al bancone.

<<Buongiorno>> rispose lui <<Posso avere un caffè ed un cornetto alla nutella?>>

<<Immediatamente>> replicò quello, sorridendogli di nuovo. Gli porse subito un cornetto, e si mise a preparargli il caffè.

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<<Non male>> gli disse <<E’ difficile trovare un buon caffè, ma questo lo è!>>

Il barista gli sorrise ancora <<Grazie. Non l’avevo mai vista qui, è nuovo del posto?>>

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L’altro alzò le spalle.

<<Allora è stata una sfiga vederla solo oggi nel mio bar>>

Carlo sorrise. Quel tipo sembrava affabile e simpatico, a dispetto della sua aria da cattivo ragazzo.

<< Piuttosto, come mai è vuoto? E’ molto carino, mi aspetterei molta più gente!>>

L’altro cambiò espressione.

<<Purtroppo l’ingresso è troppo piccolo, viene notato poco. E poi gli altri bar mi fanno una concorrenza da paura. Ma ho intenzione di mettere un’insegna che attragga più clienti a breve>>

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Ritornò a casa verso le otto, totalmente sfinito. Scese dall’auto e osservò la sua villa principesca, estesa su tre piani, e circondata da un giardino enorme, con svariati tipi di fiori e alberi di ciliegio, fichi, e ulivi.

Guardò la porta, e sospirò. Una volta entrato, sapeva che la moglie avrebbe nuovamente cercato di fare sesso con lui, ma dopo oltre venti volte nella scorsa settimana, era giunto al limite. Voleva riposarsi e basta, a quel punto.

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<<Stasera no!>> esclamò, in modo più duro di quanto avrebbe voluto.

Lei rimase a bocca aperta, e mise su un espressione piuttosto contrariata.

<<Come no?>> gli chiese, aggrottando le sopracciglia e chiudendo le labbra.

Carlo non voleva essere aggressivo, ma sentendo la sua voce che pretendeva di fare sesso ancora, con quell’atteggiamento, fece emergere una rabbia che non sapeva di avere.

<<Semplicemente no>> replicò a denti stretti, scandendo le parole lentamente <<Non ne ho voglia stasera>>

Letizia rimase con un’espressione attonita per qualche secondo, poi alzò gli occhi al cielo.

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Lei si arrabbiò ancora di più.

<<Lo dici come se fosse una cosa negativa! Conosco molti uomini che sarebbero felici di fare sesso con me ogni sera!>>

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<<Allora vai con uno di quelli, e lasciami in pace>> replicò lui, allontanandosi da lei << Oppure soddisfati da sola>>

Lasciò la stanza, dirigendosi verso il portone d’uscita.

<<Dove stai andando?>> esclamò lei, con la voce più rabbiosa che mai.

Lui non rispose, e varcò la porta senza guardarsi indietro.

Stava vagando in auto da più di venti minuti ormai. Era ancora arrabbiato, e non poteva fare a meno di chiedersi come mai sua moglie avesse reagito così. Non gli sembrava una richiesta assurda la sua, dopotutto una serata di risposo era il minimo.

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Quasi meccanicamente, finì per guidare verso la zona dove lavorava. Si ritrovò nella strada dove si trovava il bar in cui era stato quella mattina. Senza pensarci troppo, parcheggiò, e scese dall’auto.

Varcò la porta del locale, con in mente solo il desiderio di bere tanto alcool da scordarsi delle pretese della moglie.

Una volta dentro, ritrovò l’ambiente informale che aveva già visto, ma questa volta molto più figo. Il bar era pieno di lucette bianche e rosse, disposte sui muri e sul soffitto, e su ogni tavolino c’era una candela colorata, abbinata a tovaglie molto belle.

Nel locale c’era solo una coppia, mentre tutti gli altri posti erano vuoti. Lui si diresse direttamente al bancone, dove c’era il proprietario, intento a leggere qualcosa sul suo tablet.

<<Ciao>> esclamò Carlo, sedendosi su uno degli sgabelli in pelle.

L’altro alzò gli occhi, e non appena lo vide gli sorrise, e posò subito il tablet.

<<Buonasera>> rispose in tono gioviale <<Due volte in un giorno! C’è una congiuntura astrale particolare, forse?>>

Carlo rise.

<<Se chiami litigare con la propria moglie una congiuntura astrale, allora hai certamente ragione>>

L’altro contrasse la mascella, e assunse un’espressione interessata.

<<Mi dispiace>> disse semplicemente <<Qualcosa di serio?>>

Carlo alzò le spalle, e non rispose.

Il barista attese qualche istante, ma quando si rese conto che l’altro non avrebbe risposto, cambiò argomento.

<<Allora, cosa ti posso dare?>>

Carlo riflettè qualche istante.

<<Un bel cocktail a tua scelta, basta che sia forte!>>

L’altro sorrise.

<<Agli ordini>>

Si allontanò un paio di minuti, e ritornò con un bicchierone, pieno di un liquido di colore azzurro.

Lo porse a Carlo, con un sorrisone sulla faccia.

<<Che cos’è?>> chiese lui, incuriosito.

<<E’ una mia invenzione. Provalo, e poi mi dirai>>

Lui avvicinò il bicchiere alla bocca, e cominciò a sorseggiare.

All’inizio fu investito dalla quantità indecente di alcool che il cocktail conteneva, ma subito dopo cominciò a sentire un sapore dolce, ma potente.

<<E’ buonissimo>> esclamò subito dopo, ed era vero. Faceva venire voglia di berne sempre di più.

<<Grazie, grazie>> rispose l’altro, facendo un lieve inchino.

Carlo rise.

<<Sei proprio bravo, mi sorprende davvero che non ci sia più gente nel locale, è davvero carino>>

L’altro assunse un’espressione sconfortata.

<<Lasciami perdere, non so più cosa fare a riguardo. Stasera avevo organizzato una serata per coppiette, con non poco impegno tra l’altro, e puoi vedere da te il risultato>>

<<Mi dispiace>> esclamò sinceramente Carlo <<L’idea è buona, non capisco nemmeno io come mai il locale sia vuoto>>

L’altro alzò le spalle.

<<Comunque non parliamo dei miei problemi, chi viene qui viene per dimenticare i suoi, non per farsi intristire dal barista!>>

Carlo rise.

<< Credo che con un altro paio di questi cocktail, i miei saranno solo un ricordo, in effetti. Fino a domattina, almeno!>>

Il barista aggrottò le sopracciglia.

<<Sai, stamattina avrei giurato che tu non avessi il minimo problema. Sei entrato qui dentro con il tuo completo, la tua ventiquattr’ore, e con una sicurezza in te devastante!>>

Carlo rise.

<<Bè, è il modo in cui mi piace presentarmi>> esclamò sorridendo <<Ma non è detto che corrisponda alla realtà>>

L’altro lo osservò per qualche istante, rimanendo in attesa di sentire di più. Carlo lo guardò dritto nei suoi occhi smeraldo, e istintivamente gli venne voglia di aprirsi.

<<Niente, il fatto è questo: io e mia moglie stiamo cercando di avere un bambino, e pretende sempre che io faccia sesso con lei. In continuazione. Stasera le ho detto di no, e lei mi ha piantato una grana che non finiva più. Così ho preso, e me ne sono andato>>

L’altro fece un sorriso incredulo.

<<Cavolo, mi hai investito con un bel pò di materiale, bello! Non mi aspettavo tanta sincerità tutta in una volta>>

Carlo fece un’espressione dispiaciuta.

<<Scusa, forse ho esagerato>>

L’altro lo bloccò subito con un movimento della mano.

<<Non devi scusarti. Hai una bella voce, è un piacere ascoltarti>>

In quel momento scattò qualcosa. Fu come un click. Uno scambio di sguardi, una collisione di intensità, un rimbombo di intenzioni.

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