Se cerchi un racconto gay hot ma anche romantico, IMPROVVISAMENTE BISESSUALE è il racconto gay boy giusto per te!
Carlo è un uomo sulla trentina, sposato e che sta cercando di avere un figlio con la moglie. La sua vita cambierà nel momento in cui conosce Roberto, affascinante barista che lo tenterà sempre di più, dando origine ad una travolgente passione erotica omosessuale.
Carlo non aveva mai avuto a che fare con un uomo così alto e bello, e che prova un interesse per lui che sembra andare oltre la semplice amicizia. Carlo proverà a lottare contro queste nuove sensazioni, che avverte implacabilmente ogni volta che si trova vicino all’imponente barista, e ai suoi numerosi tatuaggi.
Tutto precipita quando la moglie verrà a scoprire di questa BROMANCE SEGRETA, facendo precipitare tutto nel caos e spingendo Carlo ad azioni estreme per poter proseguire la sua vita ed esplorare la sua sessualità repressa.
Leggi subito la prima parte!
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Carlo era decisamente assonnato, quella mattina. La sera prima era andato a dormire davvero tardi, dopo ben tre tentativi di procreazione con sua moglie. Erano ormai settimane che ci provavano, e la situazione era diventata quasi ridicola.
Letizia ormai coglieva ogni occasione disponibile per fare sesso con lui, il che era piacevole, ma anche molto stancante.
Si diresse verso il solito bar per fare colazione, prima di andare a lavoro. Arrivò li davanti, e si accorse che era chiuso.
Fu una sorpresa: ormai frequentava quel locale da anni, e lo aveva sempre trovato aperto.
Sbuffò, e si guardò intorno. In quel momento notò un piccolo bar dall’altra parte della strada. Attraversò, ed entrò dentro, sperando di riuscire a bere un caffè decente.
Si ritrovò in un ambiente piccolo, ma molto carino. Era pieno di divanetti in pelle, con dei strani tavolini romboidali, ed un bancone rosso, dietro al quale si vedeva una quantità davvero enorme di alcolici. La radio suonava una canzone di Alessandra Amoroso, che in qualche strano modo, si abbinava perfettamente all’atmosfera del posto.
Dietro il bancone c’era un uomo sulla trentina, piuttosto alto. La cosa che lo colpì subito, era che aveva vari tatuaggi sulle braccia, e un’aria da duro. Quello lo notò, e gli rivolse un sorriso.
<<Buongiorno>> esclamò con un tono gioviale, che male si abbinava al suo aspetto, mentre Carlo si avvicinava al bancone.
<<Buongiorno>> rispose lui <<Posso avere un caffè ed un cornetto alla nutella?>>
<<Immediatamente>> replicò quello, sorridendogli di nuovo. Gli porse subito un cornetto, e si mise a preparargli il caffè.
Carlo lo osservò meglio: portava dei radi capelli biondi, e aveva gli occhi di un verde brillante. Al centro del suo viso spiccava un naso decisamente imponente, leggermente a patata, con al di sotto delle labbra carnose; il suo mento aveva una piccola fossetta al centro, che unita alla sua mascella prominente, dava al suo volto un aspetto scolpito.
Se avesse dovuto descrivere il suo fisico con una parola, probabilmente sarebbe stata “spesso”. Aveva un torace muscoloso, e dei bicipiti così pompati che gli facevano venire voglia di andare in palestra solo a guardarli.
<<Ecco qui>> esclamò quello, porgendogli il caffè.
<<Grazie>> replicò Carlo, prendendolo. Cominciò a sorseggiarlo, e si rese subito conto che aveva un buon sapore.
<<Non male>> gli disse <<E’ difficile trovare un buon caffè, ma questo lo è!>>
Il barista gli sorrise ancora <<Grazie. Non l’avevo mai vista qui, è nuovo del posto?>>
Carlo rise.
<<Direi proprio di no, lavoro in un’azienda due isolati più avanti da quasi quattro anni>>
L’altro alzò le spalle.
<<Allora è stata una sfiga vederla solo oggi nel mio bar>>
Carlo sorrise. Quel tipo sembrava affabile e simpatico, a dispetto della sua aria da cattivo ragazzo.
<< Piuttosto, come mai è vuoto? E’ molto carino, mi aspetterei molta più gente!>>
L’altro cambiò espressione.
<<Purtroppo l’ingresso è troppo piccolo, viene notato poco. E poi gli altri bar mi fanno una concorrenza da paura. Ma ho intenzione di mettere un’insegna che attragga più clienti a breve>>
Carlo annuì.
<<Comunque il caffè era buono, e anche il cornetto. Quanto le devo?>>
<<Uno e ottanta, grazie>> rispose l’altro, mentre andava alla cassa e gli faceva lo scontrino.
Carlo gli porse i soldi.
<<Allora ci vediamo>> gli disse il barista, sfoderando di nuovo un sorriso a trentadue denti.
<<Buona giornata>> rispose Carlo, mentre usciva.
Quel giorno, senza sapere bene il perchè, ebbe un umore migliore del solito.
Ritornò a casa verso le otto, totalmente sfinito. Scese dall’auto e osservò la sua villa principesca, estesa su tre piani, e circondata da un giardino enorme, con svariati tipi di fiori e alberi di ciliegio, fichi, e ulivi.
Guardò la porta, e sospirò. Una volta entrato, sapeva che la moglie avrebbe nuovamente cercato di fare sesso con lui, ma dopo oltre venti volte nella scorsa settimana, era giunto al limite. Voleva riposarsi e basta, a quel punto.
Aprì la porta, e si ritrovò nell’ampio ingresso. Poggiò la ventiquattr’ore sul divano, e si diresse verso la cucina.
Una volta nella stanza, vide sua moglie Letizia che armeggiava con pentole e padelle, voltata di spalle. Quest’ultima lo sentì, e si voltò.
Era sorridente come al solito, e anche col grembiule da cucina, era molto carina. Aveva capelli biondi liscissimi, che le ricadevano sulle spalle, ordinati e lucenti. Il suo volto era regolare, con zigomi alti, occhi nocciola e una bocca sottile ma molto invitante.
<<Ciao caro>> esclamò Letizia, posando le pentole sul fuoco, e avvicinandosi a lui <<Stavo finendo di preparare la cena…Ti ho fatto polpette e gatou di patate>>
Carlo sorrise. Era bello tornare a casa e trovare pronto, e sperò che per quella sera una cenetta romantica senza dessert erotico sarebbe stata sufficiente.
Le sue speranze furono disilluse quando Letizia gli si avvicinò di più, piegò la testa di lato, e si fece avanti per baciarlo.
Lui cercò di impostarlo come un tranquillo bacio a stampo, ma lei gli mise le braccia intorno al bacino, e cominciò ad usare la lingua. Lui rispose suo malgrado, sperando che la cosa si fermasse lì.
Il contatto durò una decina di secondi, poi Letizia si staccò, e pian piano fece scivolare una delle sue mani sul cavallo del marito.
<<Cosa ne dici, ci spostiamo in camera da letto?>>
Carlo non sapeva cosa risponderle. Le sembrava assurdo dire di no a sua moglie, che voleva solo fare sesso per concepire il bambino, ma al tempo stesso non aveva proprio voglia in quel momento.
<<Stasera no!>> esclamò, in modo più duro di quanto avrebbe voluto.
Lei rimase a bocca aperta, e mise su un espressione piuttosto contrariata.
<<Come no?>> gli chiese, aggrottando le sopracciglia e chiudendo le labbra.
Carlo non voleva essere aggressivo, ma sentendo la sua voce che pretendeva di fare sesso ancora, con quell’atteggiamento, fece emergere una rabbia che non sapeva di avere.
<<Semplicemente no>> replicò a denti stretti, scandendo le parole lentamente <<Non ne ho voglia stasera>>
Letizia rimase con un’espressione attonita per qualche secondo, poi alzò gli occhi al cielo.
<<Potevi dirlo che non volevi davvero avere un bambino>> esclamò rabbiosa << Non ti impegni davvero, sono l’unica che ci sta davvero provando, senza contare che soddisfare tua moglie dovrebbe essere un piacere, non un dovere>>
Carlo era incredulo << L’abbiamo fatto in continuazione nell’ultimo mese! E’ assurdo che tu mi dica questo quando non abbiamo fatto altro che scopare!>>
Lei si arrabbiò ancora di più.
<<Lo dici come se fosse una cosa negativa! Conosco molti uomini che sarebbero felici di fare sesso con me ogni sera!>>
Carlo a quel punto era fuori di sè dalla rabbia.
<<Allora vai con uno di quelli, e lasciami in pace>> replicò lui, allontanandosi da lei << Oppure soddisfati da sola>>
Lasciò la stanza, dirigendosi verso il portone d’uscita.
<<Dove stai andando?>> esclamò lei, con la voce più rabbiosa che mai.
Lui non rispose, e varcò la porta senza guardarsi indietro.
Stava vagando in auto da più di venti minuti ormai. Era ancora arrabbiato, e non poteva fare a meno di chiedersi come mai sua moglie avesse reagito così. Non gli sembrava una richiesta assurda la sua, dopotutto una serata di risposo era il minimo.
Non sapeva dove andare. Pensò di chiamare un paio di amici per bere insieme, ma non si sentiva molto di compagnia, quindi decise di restare da solo.
Quasi meccanicamente, finì per guidare verso la zona dove lavorava. Si ritrovò nella strada dove si trovava il bar in cui era stato quella mattina. Senza pensarci troppo, parcheggiò, e scese dall’auto.
Varcò la porta del locale, con in mente solo il desiderio di bere tanto alcool da scordarsi delle pretese della moglie.
Una volta dentro, ritrovò l’ambiente informale che aveva già visto, ma questa volta molto più figo. Il bar era pieno di lucette bianche e rosse, disposte sui muri e sul soffitto, e su ogni tavolino c’era una candela colorata, abbinata a tovaglie molto belle.
Nel locale c’era solo una coppia, mentre tutti gli altri posti erano vuoti. Lui si diresse direttamente al bancone, dove c’era il proprietario, intento a leggere qualcosa sul suo tablet.
<<Ciao>> esclamò Carlo, sedendosi su uno degli sgabelli in pelle.
L’altro alzò gli occhi, e non appena lo vide gli sorrise, e posò subito il tablet.
<<Buonasera>> rispose in tono gioviale <<Due volte in un giorno! C’è una congiuntura astrale particolare, forse?>>
Carlo rise.
<<Se chiami litigare con la propria moglie una congiuntura astrale, allora hai certamente ragione>>
L’altro contrasse la mascella, e assunse un’espressione interessata.
<<Mi dispiace>> disse semplicemente <<Qualcosa di serio?>>
Carlo alzò le spalle, e non rispose.
Il barista attese qualche istante, ma quando si rese conto che l’altro non avrebbe risposto, cambiò argomento.
<<Allora, cosa ti posso dare?>>
Carlo riflettè qualche istante.
<<Un bel cocktail a tua scelta, basta che sia forte!>>
L’altro sorrise.
<<Agli ordini>>
Si allontanò un paio di minuti, e ritornò con un bicchierone, pieno di un liquido di colore azzurro.
Lo porse a Carlo, con un sorrisone sulla faccia.
<<Che cos’è?>> chiese lui, incuriosito.
<<E’ una mia invenzione. Provalo, e poi mi dirai>>
Lui avvicinò il bicchiere alla bocca, e cominciò a sorseggiare.
All’inizio fu investito dalla quantità indecente di alcool che il cocktail conteneva, ma subito dopo cominciò a sentire un sapore dolce, ma potente.
<<E’ buonissimo>> esclamò subito dopo, ed era vero. Faceva venire voglia di berne sempre di più.
<<Grazie, grazie>> rispose l’altro, facendo un lieve inchino.
Carlo rise.
<<Sei proprio bravo, mi sorprende davvero che non ci sia più gente nel locale, è davvero carino>>
L’altro assunse un’espressione sconfortata.
<<Lasciami perdere, non so più cosa fare a riguardo. Stasera avevo organizzato una serata per coppiette, con non poco impegno tra l’altro, e puoi vedere da te il risultato>>
<<Mi dispiace>> esclamò sinceramente Carlo <<L’idea è buona, non capisco nemmeno io come mai il locale sia vuoto>>
L’altro alzò le spalle.
<<Comunque non parliamo dei miei problemi, chi viene qui viene per dimenticare i suoi, non per farsi intristire dal barista!>>
Carlo rise.
<< Credo che con un altro paio di questi cocktail, i miei saranno solo un ricordo, in effetti. Fino a domattina, almeno!>>
Il barista aggrottò le sopracciglia.
<<Sai, stamattina avrei giurato che tu non avessi il minimo problema. Sei entrato qui dentro con il tuo completo, la tua ventiquattr’ore, e con una sicurezza in te devastante!>>
Carlo rise.
<<Bè, è il modo in cui mi piace presentarmi>> esclamò sorridendo <<Ma non è detto che corrisponda alla realtà>>
L’altro lo osservò per qualche istante, rimanendo in attesa di sentire di più. Carlo lo guardò dritto nei suoi occhi smeraldo, e istintivamente gli venne voglia di aprirsi.
<<Niente, il fatto è questo: io e mia moglie stiamo cercando di avere un bambino, e pretende sempre che io faccia sesso con lei. In continuazione. Stasera le ho detto di no, e lei mi ha piantato una grana che non finiva più. Così ho preso, e me ne sono andato>>
L’altro fece un sorriso incredulo.
<<Cavolo, mi hai investito con un bel pò di materiale, bello! Non mi aspettavo tanta sincerità tutta in una volta>>
Carlo fece un’espressione dispiaciuta.
<<Scusa, forse ho esagerato>>
L’altro lo bloccò subito con un movimento della mano.
<<Non devi scusarti. Hai una bella voce, è un piacere ascoltarti>>
In quel momento scattò qualcosa. Fu come un click. Uno scambio di sguardi, una collisione di intensità, un rimbombo di intenzioni.
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